STIRPE ‘APRE’ LO STADIO: TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI

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FROSINONE – E’ il giorno della attesa conferenza stampa di presentazione del ‘Benito Stirpe’ ma è anche la ‘settimana santa’ per il Frosinone. Nella pancia dello stadio è un pullulare ordinatissimo di persone al lavoro. Ci sono da ultimare i dettagli in vista del doppio appuntamento, la emozionante ‘kermesse’ dell’inaugurazione di giovedi e l’esordio con la Cremonese lunedi sera.  E poi lunga vita al ‘Benito Stirpe’ e le migliori fortune al Frosinone.

Di buon mattino nell’impianto c’è già il vice presidente Vittorio Ficchi. Calmo e razionale, telefono incollato. Stirpe arriva 40′ prima delle ore 11. Preceduto di qualche minuto dall’avvocato Aldo Ceci. Il presidente fa un giro largo prima di approdare nella sala. Arriva anche il sindaco Nicola Ottraviani. La sala conferenze è piena, sold-out per l’appuntamento che il presidente Maurizio Stirpe aveva annunciato nello scorso mese di novembre. Ogni promessa è un debito. Appunto. Al tavolo l’avvocato Ceci è seduto al centro, alla sua destra il sindaco Ottaviani, a sinistra il presidente Stirpe.

“Grazie di essere intervenuti – rompe gli indugi senza bisogno di presentazioni il massimo dirigente giallazzurro – Questa è una conferenza che segna l’inizio dell’attività al ‘Benito Stirpe’. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato a questa Grande Opera. Gran parte del merito del risultato è di quelli che vi hanno partecipato attivamente, dalla fase di progettazione fino alla realizzazione, per rendere godibile l’evento di domani, poi la disputa della prima gara ufficiale e la nostra permanenza. Vedrete – si rivolge ai cronisti – delle cose da sistemare, abbiamo ancora le Ditte all’interno mentre si debbono completare alcuni lavori. La fase di concitazione è più apparente che reale. Siamo soddisfatti per essere riusciti a centrare il risultato che ci eravamo prefissati. Infatti nella campagna abbonamenti abbiamo lasciato fuori due partite, eravamo ben consapevoli di saltare le prime due gare. Ma fatemi dire che l’aver realizzato questa opera in un anno, possiamo catalogarla tra le più belle cose che abbia visto nella mia vita imprenditoriale. E’ stato possibile arrivare a questo obiettivo perché tutte le componenti hanno lavorato in una unica direzione”.

Ci sono altri ringraziamenti. Dovuti. “Grazie anche al sindaco Nicola Ottaviani. A lui ed a tutta l’Amministrazione comunale. E’ questo il secondo ringraziamento che voglio fare. Con loro c’è stato un momento di confronto serio e costruttivo. Senza il contributo di Nicola tutto questo non sarebbe stato possibile. Vi avevo detto in tempi non sospetti che la conferenza stampa l’avremmo fatta qui prima dell’apertura dello stadio e che poi avreste potuto fare una visita guidata in tutto l’impianto. Tutti i tempi e i termini sono stati rispettati”.

Poi Stirpe si rivolge alla sua destra. “Qui accanto a me vedete l’avvocato Ceci. Lui è stato il coordinatore spirituale e tecnico di tutti quelli che si sono cimentati in questa opera. Un’azione eccellente e meritevole di evidenza, è giusto che stesse qui accanto a noi. Ringrazio anche le Autorità, dal Prefetto al Questore ma non vorrei dimenticare nessuno, che sono intervenute nell’omologazione di questa struttura. E’ stato compiuto un percorso molto veloce e professionale.  C’è stato un confronto serio e leale sotto tutti gli aspetti, debbo dire che anche si è voluto privilegiare un concetto: il tempo e il risultato non andavano messi in discussione, di poteva discutere sul metodo per arrivare al risultato. Tutti meritano il nostro ringraziamento sentito e sincero”.

E la volta del primo cittadino, Nicola Ottaviani. “Grazie presidente Stirpe, parto dalle considerazioni fatte in precedenza da lei: tutti hanno lavorato nella stessa direzione. Questo Stadio, come ricordava Stirpe, non solo come presidente di una squadra di calcio ma come uno dei massimi esponenti dell’imprenditoria nazionale, rappresenta un’opera importante per il nostro territorio, al di là del profilo calcistico stesso. Su opere pubbliche come questa incide quello che è il sacrificio enorme, la voglia di mettersi in gioco delle imprese e soprattutto la costanza e l’applicazione per 365 giorni all’anno. Non c’è stato un giorno negli ultimi due anni e mezzo in cui non abbiamo mai potuto staccare la spina dall’essere concentrati sull’obiettivo. Veniamo da una legislazione particolare sugli stadi che venne portata avanti qualche anno fa e che non sta avendo massimi riscontri in Italia, questo progetto può essere un punto di inizio come è stato ribadito in incontri accademici in Italia. E forse saremo in grado di dare delle risposte ed esperienza all’esterno. Ringraziamo il Presidente per averci creduto fino in fondo. Stirpe ha avuto a che fare con gli Enti Pubblici e la prima domanda che un industriale si pone è questa: stanno facendo sul serio? Lui ha creduto in un Ente Pubblico, in noi che ci siamo mossi come start-up di un progetto. Significa che le premesse successivamente sono andate avanti in una direzione unitaria. Ringrazio anche la collettività locale che ha creduto in questa scommessa. Si è detto: è giusto investire dei soldi pubblici su un’opera che viene gestita dal privato? Questa è un’opera gestita dal privato per 45 anni, con la possibilità di proroga. Ma io sono convinto che le cose le debbano gestire chi le sa utilizzare, chi sa farle funzionare. Come dire che l’Amministrazione ha le licenze per il noleggio con conducente e poi le gestisce in proprio: no, l’amministrazione si deve fermare e concedere spazio a chi è in grado di farlo. Questa infrastruttura, aggiungo, ci permette di uscire anche dalle vecchie logiche del passato, anche sotto il profilo dialettico. Usciamo dagli aspetti che ci vedeva presi a riferimento per cose negative. Anche noi diamo un contributo, la Pubblica Amministrazione ha veicolato il proprio impegno affinché il prodotto interno lordo potesse essere moltiplicato. Ho parlato di finanziamento pubblico, il nostro c’è stato come start-up e soprattutto come assunzione di responsabilità reciproca tra pubblico e privato, cosa che da altre parti in Italia stenta a partire. Presidente Stirpe, ringraziamo te e la tua famiglia per aver creduto in questo progetto. Ringraziamo anche chi ha fatto una scommessa su questa città, su questo territorio: è tuo padre, vostro padre, il Cavalier Benito”.

E’ il momento dell’avvocato Aldo Ceci. Ha seguito questa Grande Opera con grande attenzione, professionalità, meticolosità, eleganza nei metodi, semplicità: “Ringrazio il presidente Stirpe e tanti altri che hanno contribuito a questa Grande Opera. E’ stata una esperienza umana e professionale irripetibile. Fatemi dire una cosa importante: qui c’è stato l’impegno di tutti. La realizzazione di obiettivi importanti ed opere di questo livello si raggiunge solo se c’è una duplice componente: una di tipo razionale, anche fredda, di tipo manageriale; ma anche una componente di tipo calda, la passione. Del presidente, del sindaco, di tutte le persone che hanno collaborato: bene, senza questa passione non si sarebbe mai realizzata. Oggi ci siamo e possiamo dire che questa Opera è stata fatta bene”.

Arriva il momento dei cronisti. Delle domande.

Per Maurizio Stirpe dopo l’inaugurazione cosa ci sarà?

“Non c’è assolutamente niente, fatemelo dire. Ma c’è solo la necessità di riprendere un percorso di vita personale più possibile normale dopo mesi davvero stressanti. Sono felice di consegnare la struttura a Vittorio Ficchi (vice presidente, ndr), da domani sera sarà lui il gestore. E’ lui che dovrà prendersi una parte di questi problemi. Se ricordo dove eravamo, allora dico che di strada ne abbiamo fatta davvero tanta. Noi lavoreremo sempre al massimo livello fino a quando avremo le risorse per poterlo fare. E poi cercheremo di dare corpo e sostanza ad una struttura che sappia vivere sette giorni su sette. Farlo diventare luogo di aggregazione soprattutto per i giovani, per chi vuole praticare innovazione. Naturalmente con l’impronta sportiva che deve essere valorizzata come si deve. In questo discorso io inserisco anche il campo Coni, ad esempio, un altro patrimonio da salvare. Nel contesto di una Cittadella dello Sport che dovrà vivere a 360° nella sua interezza. Questi spazi non debbono essere più aree di degrado ma aree dove si possa socializzare. Questo impianto è più di un salto di categoria. Ora sta a noi corrispondere le aspettative, gestirla bene. Sarebbe aver vinto un’altra sfida, è il nostro obiettivo”.

Nessuno stadio del mondo ha avuto una ribalta mediatica come il ‘Benito Stirpe’. Lei presidente come ha vissuto questo aspetto?

“Non mi è dispiaciuto questo ‘vissuto’ social. Fa parte delle regole del gioco. Noi abbiamo solo cercato di salvaguardare le esigenze di sicurezza di fronte a questo grande interesse di tutti. Ma anche questa è stata una esperienza positiva”.

Sindaco Ottaviani, quando Lei ha iniziato quanto si è sentito di rischiare e quanto era certo di farcela?

“Noi siamo partiti da una esigenza che stava diventando una necessità, quando la squadra fu promossa dalla Lega Pro alla serie B, la seconda volta. Un problema che riguardava sia la capienza dell’impianto che per l’immagine stessa. Questa è stata una grandissima operazione imprenditoriale. Vale più di una promozione. Quanto ci siamo sentiti di rischiare? Immaginate se il Frosinone fosse rimasto in serie A: ecco perché siamo stati molto stimolati a muoverci. Da qui il privato ha creduto nel pubblico, le premesse e le condizioni per andare avanti insieme c’erano e si sono verificate. In questi 24 mesi di opere, tra parte pubblica e privata, non ci sono state criticità di alcun genere. Anche grazie a Dio che non guasta mai. Qui ci sono stati centinaia di persone, decine di imprese che hanno interagito tra loro. Pensate cosa ha significato riuscire rispettare i tempi ed avere questo risultato. Ma alle spalle c’è anche un lavoro fatto di anonimato, non possiamo dimenticarlo”.

Ed a tal proposito interviene il presidente: “Quelli che non conoscete – rileva Stirpe – hanno svolto un ruolo di primissimo ordine e che domani avranno la giusta ribalta. Ma io vorrei chiudere anche una vecchia polemica: il 16 maggio 2015, il giorno della promozione in A, mi sono chiuso nella sala Hospitality e pensavo dove ci saremmo andati ad allenare perché dovevamo iniziare la costruzione di un nuovo stadio. Parallelamente dovevo trovare le risorse per tre fare cose: il Centro Sportivo, il nuovo Stadio e il rafforzamento della squadra. Non è stato semplice fare queste tre cose. Il nostro è stato un percorso obbligato. Se il Comune non ci avesse aiutato non avremmo potuto nemmeno rafforzare la squadra. Tutte le scelte sono state fatte con attenzione. Questo è il massimo che io, il mio socio e la mia famiglia siamo stati in grado di fare”.

Lo Stadio era come se lo aspettava? Può essere un punto di ripartenza per l’economia?

“Lo stadio deve essere l’emblema di ciò che si può fare. Come si è realizzato lo stadio si possono realizzare tante cose. Deve essere un modo di concepire la Società in un modo costruttivo. L’esempio deve partire da chi sta meglio. Non se questa sia la panacea di tutti i mali ma forse su questa strada riusciremmo a stare tutti meglio. Chi traina deve dare e fare di più. Il nostro territorio sotto questo profilo deve fare assunzione di responsabilità”.

Presidente, che tipo di attestati ha avuto dal calcio italiano?

“L’inaugurazione di uno stadio soprattutto in un Paese che non ne fa, tranne tre negli ultimi 20 anni, è sempre un fatto che viene salutato con piacere. Ma probabilmente da domani saremo sempre più invidiati da altri in Italia e meno da invidiare noi ad altri”.

Presidente e sindaco, che meriti ascrivete all’altro?

“Il merito maggiore – dice Stirpe – che riconosco a Nicola è stato di non aver avuto alcuna riserva mentale e non ha mai lesinato impegno”.

“La sintesi – interviene Ottaviani – è quella che ha detto il presidente Stirpe: chi ha di più deve dare di più. Avere a che fare con la Pubblica Amministrazione in Italia è difficile ma se non lo fanno il sindaco di un Comune capoluogo e il vice presidente di Confindustria, chi dovrebbe farlo? Il merito del presidente è quello di aver creduto nel fatto che noi volevamo fare sul serio. Questa io credo sia una esperienza replicabile, sia nel pubblico che nel privato. Coloro che hanno sempre sostenuto che l’opera che poteva partire senza il capitale pubblico vive in un altro Paese. Vedete quello che succede per lo stadio della Roma. Su Frosinone c’era un impianto da valorizzare, obiettivo centrato tra pubblico e privato, lo ripeto”.

Sindaco,  sulla famosa strada di accesso (per i tifosi ospiti, ndr) cosa ci dice?

“Non dipendono esclusivamente dall’Amministrazione. Ci sono già sia i soldi pubblici che quelli del privato. Torniamo ai lacci e lacciuoli: se quel caso fosse arrivato prima avrebbe bloccato l’avvio dello stadio e sarebbe stato un bel problema. Sembra invece che la vicenda si sia sbloccata presso altri Enti. Quella strada diventerebbe funzionale al Palasport e non esclusivamente a questo impianto. A breve avremo questa verbalizzazione e questo lo sblocco sarà conseguente”.

Cosa si aspettano il presidente e il sindaco dallo sfruttamento di questa struttura a tutto tondo?

“Ci aspettiamo uno sviluppo direttamente proporzionale a quello che saremo in grado di mettere in campo. Quando parliamo di una crescita, ci riferiamo ad un impianto che dia risposte in tal senso, che preveda un accoglimento della domanda. Stiamo pensando ad una serie di iniziative che saranno svelate col tempo, man mano che siamo sicuri dei passi che stiamo per compiere. Sono in grado di dire che avremo a disposizione lo Store per il Merchandising, l’Area Ospitalità potrà diventare anche un bar accogliente al di fuori del giorno della gara, stiamo pensando ad un’area di ristorazione e un piccolo centro medico dove era allocata la vecchia palestra. Nell’altra costruzione ci saranno gli Uffici. Nella zona antistante i Distinti vorremmo realizzare il Frosinone Village, un progetto importante. Il tutto è un coacervo di iniziative che fanno stare la gente attorno allo stadio. E posso anticipare, ad esempio, che impianteremo anche spogliatoi e delle docce fruibili per le tante persone che frequentano la zona del Casaleno. Di questo ne ho parlato anche con Nicola”.

“L’idea – dice il sindaco – è quella di accrescere la frequentazione dell’impianto da parte della gente. Implementare tutto quello che può accrescere la socializzazione. Tutta l’area al fianco della Tribuna Est è suscettibile a miglioramento in termini urbanistici, laddove ci fosse necessità”.

C’è  la domanda rivolta all’avvocato Ceci.

Esiste un caso-parcheggi?

“Non nascondiamo che il problema della strada di collegamento vada ad intrecciarsi con il problema dei parcheggi. Il piano di parcheggio iniziale prevedeva 800 posti ma al momento quella è una strada alternativa di passaggio dei tifosi ospiti. Molto probabilmente ci sarà anche un problema con il parcheggio dell’Agenzia delle Entrate: il tunnel che collega con il parcheggio anche per il momento non potrà essere utilizzato. Bisognerà avere un po’ di pazienza anche in relazione alle parole del sindaco. Oggi al momento esiste una criticità. E siamo legati alle indicazioni che ci darà la Questura. Per le categorie professionali si troveranno le giuste soluzioni. Non possiamo inventarci. Vedremo anche di effettuare un servizio navetta per i tifosi, in accordo con il sindaco”.

La chiusura è di Ottaviani: “Ricordiamoci sempre da dove siamo partiti… dal Matusa”. Il passato, oltre la chiosa finale, deve necessariamente passare alle spalle, pur restando nella memoria di tutti. Il futuro, una Grande Opera, non potrà certo fermarsi o essere messa in discussione di fronte… ad un parcheggio.

Ufficio Stampa

Frosinone Calcio

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