La partita con l'Empoli ha denotato una buona condizione fisica ma anche i soliti problemi nella tenuta difensiva e nella capacità offensiva che un tecnico attento e perfezionista come Nesta dovrà risolvere

RECIDERE LA PARTE USURATA DEL FILO CONDUTTORE CON IL PASSATO

In Italia il pericolo contagio torna a materializzarsi, nelle difficoltà dei club si inseriscono le decisioni dl Governo e quelle dei presidenti di Regione. La cautela del presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe, per ora inascoltata
 In Il Punto

La maledizione delle partite casalinghe (1 vittoria appena dal post-lockdown, con lo Spezia) continua ad aleggiare sul Frosinone di Alessandro Nesta. Si è detto e scritto di tutto dal luglio 2019, un’ampia letteratura di ipotesi che ha portato a cercare tutte le esimenti possibili: a questa squadra manca il calore del pubblico (sicuramente), si esprime meglio quando sono gli avversari a dover dettare lo spartito (non è proprio detto), sa vincere a modo suo (a volerla leggere bene rappresenta una evidente ‘diminutio’ rispetto al lavoro del tecnico che invece  è un vero perfezionista), nella stessa partita esprime più volti (chissà perché) e chi più ne ha più ne metta. Aggiungiamo anche un particolare non da poco: fino a quando ai piani alti del calcio italiano non si deciderà di far partire i campionati a sessioni di mercato chiuse, avremo sempre risvolti legati a partenze e arrivi di calciatori. E’ inevitabile.

IL CONTAGIO E LE RIAPERTURE, LA CAUTELA DI STIRPE – Ma prima di entrare nel dettaglio del campionato, due parole vanno spese sulla situazione del calcio italiano. Da una parte la impellente necessità dei Club di riaprire il canale della linfa vitale (sponsor, biglietti, abbonamenti, iniziative di marketing e merchandising ma anche creare appeal per i diritti tv, la vera mamma di tutte le battaglie finanziarie) e dall’altra una situazione legata alla pandemia che ogni giorno che passa crea allarmi. In questo contesto la solita ‘bailamme’ all’italiana: la decisione del Governo centrale di aprire gli stadi per 1.000 persone ma solo dopo le mosse centrifughe dei presidenti della Regione Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia ma anche quella di alcuni presidenti di Regione di non recepire il dettato (tra questi il presidente della Regione Lazio). Italia a mille velocità, con i contagi che non fa sconti al mondo del calcio giorno dopo giorno. Le parole del presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe, il 19 settembre – data della decisione del Governo – sono come sempre state improntate alla massima cautela: “Non ci sono le condizioni – disse a Il Messaggero – i contagi stanno crescendo, è sicuramente una decisione sbagliata”.

QUELLA PARTE DEL FILO CONDUTTORE DA RECIDERE – Torniamo al calcio giocato. La sconfitta con l’Empoli ha portato ad esaltare i giudizi sulla squadra toscana. Ma il Frosinone – pur sconfitto 2-0 e pur denotando in partenza evidenti difficoltà sul pressing alto della squadra di Alessio Dionisi – quando ha preso le misure e quindi rialzato il baricentro, ha messo alle corde la difesa ospite, ha colto un palo con l’ottimo Kastanos subito dopo la rete del vantaggio azzurro, ha costretto Brignoli a sfoderare 2-3 interventi risolutori, ha collezionato azioni da gol in serie (Ardemagni, Kastanos, Ciano, Rohdeh, Novakovich) e soprattutto negli ultimi 10’ di gara, con meno frenesia ed un pizzico di lucidità in più si sarebbe potuto anche gridare al miracolo della ‘remuntada’. Se va apprezzata la condizione fisica che ha portato i canarini a spingere fino all’ultimo secondo di recupero, c’è però una parte usurata del filo conduttore tra la scorsa stagione e l’avvio di quella attuale che va tagliata al più presto. Per evitare di avvitarsi su se stessi pur avendo un organico – al netto di quelle che saranno le ulteriori entrate e uscite – molto valido solo se ‘mentalizzato’ sull’obiettivo: quel filo conduttore che unisce le amnesie difensive (sulla rete di Moreo si contano almeno 5 disattenzioni dalla partenza del pallone, sul raddoppio di La Mantia troppo morbida la marcatura di Szyminski) e la non eccellente propensione al gol.

SETTIMANA PIENA CON LE VENETE – L’immediato del Frosinone si chiama Coppa Italia e quindi il Padova il 30 settembre (‘Benito Stirpe’ ore 15) e poi la trasferta di Venezia in campionato. Contro la squadra patavina sono 4 i precedenti e tutti di serie B: 3 pareggi e 1 sconfitta maturata nella stagione della retrocessione in Lega Pro. Davanti al Frosinone per la competizione tricolore c’è la trasferta a Firenze ad ottobre, un passaggio interessante della stagione giallazzurra da non precludersi. Gli avversari di mercoledi allenati da mister Mandorlini arrivano dal ko casalingo in campionato con l’Imolese, una partenza sottotono per la formazione che tra le sue fila vede gli ex Hallfredsson e Jefferson. A Frosinone non ci sarà l’attaccante Paponi, out un mese. Al ‘Penzo’ di Venezia sabato alle ore 16.15 bisogna mettere in conto che cambieranno anche le condizioni ambientali: si giocherà di fronte ad almeno 1.000 persone (col Vicenza era 560), da quelle parti il Governatore Luca Zaia ha dato il via libera all’apertura per il pubblico. I lagunari sono reduci dalla vittoria nel derby col Vicenza, a decidere il rigore di Aramu che il tecnico Zanetti ha rimodellato nella nuova posizione di attaccante esterno che poi va a tagliare dentro il campo nella posizione a lui più consona. Un Venezia costruito con tante alternative ma che avrà di fronte un Frosinone sicuramente differente da quello di sabato scorso.

LE ALTRE – Nella giornata dei pareggi (7), anche 3 vittorie, di cui ben 2 esterne. Nell’anticipo di venerdi, il Monza stellare di Berlusconi e Galliani ha semi-steccato in casa con la Spal, fallendo il rigore della vittoria con l’attaccante Gytkjaer. Giudizio da rivedere per entrambe ma se per Marino c’è la scusante parziale di un mercato che deve aiutare a cambiare volto, per Brocchi c’è la necessità di dare soddisfazione al mercato sontuoso della Proprietà che gli ha messo sul piatto 11 acquisti.

Nel primo dei due posticipi della domenica, il Cittadella regala una bella soddisfazione al proprio allenatore, il cremonese Venturato, andando a vincere 2-0 allo ‘Zini’ dove la squadra di Bisoli bissa il risultato della scorsa stagione grazie alla rete dell’esordiente Ogunseye (era all’Olbia, un attaccante sulle orme di Kouamè e Diaw) e al raddoppio di Benedetti. Nella sfida tra 4-3-1-2 prevale quello delle belle speranze presentate dalla squadra veneta. In serata la Reggiana bagna il ritorno in serie D dopo 21 anni con un pareggio in rimonta col Pisa (2-2) che alla fine accontenta tutti.

Il Brescia fermato alla prima in casa da un Ascoli ‘multinazionale’e pure molto volitivo. Al gol-lampo di Cavion (che spera di passare al Brescia in questa coda di mercato e lo ha fatti capire con un messaggio social affatto criptico nel post-gara) ha risposto il solito Donnarumma che poi ha mugugnato per la sostituzione forzata che Delneri ha dovuto fare per l’espulsione del giovane Papetti. Pari giusto nonostante i marchigiani abbiano sprecato qualcosa nel finale. Pari a reti bianche tra la supercorazzata Lecce, esaltata da un mese a questa parte per le numerose operazioni di mercato, e il Pordenone grandi firme (Diaw, Mallamo e Calò i più gettonati). Giallorossi ancora cantiere aperto, per il ds Corvino mancano ancora 5 giocatori. Niente esordio per Paganini che deve acquisire la giusta condizione. Out anche Falco che potrebbe mancare diverse gare oltre a Tachtsidis. Zero gol e zero emozioni in Cosenza-Entella, tra due squadre incomplete per diversi motivi: i calabresi debbono acquistare, i liguri si sono presentati rimaneggiati per l’assenza di 6 giocatori. La carrellata degli 0-0 è proseguita con Pescara-Chievo, con gli abruzzesi senza diversi nei acquisti e i veneti con l’incubo Covid sulle spalle (un giocatore è rientrato in sede, negativi tutti gli altri). Un palo degli abruzzesi l’unica emozione vera. Due gol ma sempre pareggio tra Salernitana e la matricola Reggina, il derby del Sud che manca da 10 anni. Tra i calabresi in gol l’ex Roma e Milan, Menez, che Toscano ha schierato in coppia con l’altro ‘sempreverde’ Denis. Alla prima giornata, aspettando i gol dei bomber, solo 13 reti. Polveri bagnate, paura di perdere o difese arcigne? Ai posteri, anzi ai prossimi turni, l’ardua sentenza. Aspettando con fiducia un Frosinone più vero.

Giovanni Lanzi

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