PRENDIAMO PER MANO IL FROSINONE, VINCERE L’UNICA ARMA RIMASTA. DA UTILIZZARE SENZA RISPARMIO

 In Il Punto

Spumeggiante come una marea increspata, bello e geometrico, veloce ma sempre di qualità. Mai irritante e ‘sporco’ ma falloso quel tanto che serve, d’altronde lo dice anche la classifica dei ‘cartellini rossi’: appena 1 in 37 giornate. Tanto di cappello all’Empoli, al gioco dell’Empoli, alla costruzione dell’Empoli. Ed è giusto omaggiare la squadra che ha praticamente vinto il campionato (nella città toscana faranno gli scongiuri ma non servirà…) di serie B e lo aveva fatto anche senza il 2-4 al ‘Benito Stirpe’. Debita premessa per la formazione allenata da Aurelio Andreazzoli che, collezionando promozione ed una serie di record, si scrolla di dosso almeno una parte di quel 26 maggio 2013 quando sulla panchina della Roma perse una finale di Coppa Italia che nessuna squadra romana vorrebbe mai perdere contro l’opposta fazione dell’altra parte del Tevere.

E il Frosinone? Scivolato al quarto posto. Con una serie di punti di domanda che si pongono tutti. Proviamo ad formularli, provando a darne una risposta.

1) Ce la farà a riprendersi e mantenere fino all’ultimo pallone del 18 maggio il secondo posto che non dista 1 punto ma 2 per effetto degli svantaggi negli scontri diretti?

Moreno Longo ha detto in conferenza stampa che lui ci crede, che ci sono 15 punti in palio e quindi dovranno crederci tutti gli altri. E se Di Francesco ha dichiarato dopo il 5-2 all’Anfield Road che “ci crede” perché non deve farlo anche Longo? E’ chiaro che non basta che ci credano solo gli allenatori e questo è assodato.

2) E il Frosinone come saprà ribattere le ‘attenzioni’ della famigerata ‘muta di cani affamati’ che lo seguono per tirarlo in basso?

Vincendo, a cominciare da sabato a Cesena, nella speranza che entrambe là davanti inchiodino il motore. Vincere è l’unica maniera per non entrare nel vortice della depressione. E’ l’unica arma rimasta. Da usare senza risparmiarsi.

3) E prima ancora: i giallazzurri come avranno ammortizzato la sconfitta nella partita attesa (troppo) un girone di ritorno?

Necessariamente con l’intelligenza della squadra che deve riprendere a coniugare le migliori prestazioni e metterle insieme in questo rush finale.

4) E quindi: come la truppa saprà capovolgere le tensioni in energia positiva?

A proposito di tensioni, anche qui una premessa che conferma come uno spogliatoio di una squadra di calcio non debba necessariamente essere come un collegio di educande. La Lazio dello scudetto ’73-’74 si odiava amabilmente in tutti i componenti della rosa ma in campo l’obiettivo era solo uno. E Tommaso Maestrelli era il collante vero. Nessuno arrivò a montare mai un caso per le opposte fazioni presenti nello spogliatoio e meno che mai anche quando i giocatori arrivarono a spararsi (sic!) più o meno per gioco, arrivarono a spegnere le luci del ristorante come al tiro a segno o giravano con l’arma dentro la fondina nella Roma di quegli anni. Oggi il calciatore non è un pistolero, il Frosinone è popolato da bravi ragazzi. Ma il calciatore di oggi è mediamente probabilmente meno fortunato e furbo rispetto a quelli di allora. Perché mediaticamente tutto è controllato in una sorta di Grande Fratello all-time, eppure per molti di loro è difficile comprenderlo.

Cinque partite, cinque finali. Si è detto. E prima ancora si è detto che erano sei, sette, otto. Luoghi comuni che è bene risparmiare. Diciamo allora che è meglio pensarne una alla volta per non sovraffollarsi la mente. Visto che inizia anche a fare caldo.

L’ultima, per non dimenticare mai il significato di una serie B: domenica il Lecce probabilmente torna tra i Cadetti dopo 7 anni di missioni fallite e una retrocessione figlia anche di un Calcioscommesse. E appena l’altra sera è tornato in B il Padova dopo 4 stagioni e un fallimento. Il Catania invece dovrà ricorrere ai playoff che adesso sono un terno a lotto, il Siena forse lo seguirà con il Pisa, la Reggiana sono anni che arranca, il Vicenza fallito sta per retrocedere, il Modena è sparito, il Catanzaro che con un gol di Mammì mandò ko la Juventus negli Anni Settanta è solo un ricordo sbiadito. Teniamoci stretto il Frosinone, non osserviamone le gesta come fossimo in un teatro di prosa, in religioso silenzio. Se lo vediamo in difficoltà, prendiamolo per mano… Si può vincere anche così. Come ai bei tempi.

Giovanni Lanzi  

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