Il primo svedese della storia del club giallazzurro in gol a Venezia al 18' della ripresa e col Perugia al 20' sempre del secondo tempo. E al 18' solo un miracolo di Vicario gli aveva negato la rete

FROSINONE, CONCRETEZZA ‘TRAPATTONIANA’ E ‘ZONA-ROHDEN’

Difesa, cuore e la zampata giusta oltre ad una identità di gioco ben precisa. I giallazzurri smentiscono tutti: nelle prime 5 gare di ritorno presi 11 punti al Pordenone. Ora sei sfide, di cui ben 4 con squadre pericolanti ma ostiche, che potranno delineare la griglia per il rush finale
 In Il Punto

Chiamatela zona-Rohden. Due gol in maglia giallazzurra, sei punti d’oro ed entrambi firmati tra il 18’ e il 20’ della ripresa. Quando il primo svedese della storia del Frosinone decide che bisogna cambiare il corso degli eventi, è legge. A Venezia ha firmato la rete della vittoria al 18’, con una rasoiata sottomisura di sinistro sul cross di Beghetto. A dire il vero esattamente al 18’ della ripresa di Frosinone-Perugia solo una grande parata di Vicario gli aveva negato il gol. Ma Rohden aveva deciso comunque di fare gol, che puntuale è arrivato al 20’ dopo l’ennesima paratona di Vicario sul colpo di testa di Novakovich, cross dell’immancabile Maiello. Stavolta gol di Rohden di destro, un’altra stilettata, ad incrociare, nel traffico. Si fa sentire nell’area avversaria il peso di un centrocampista col dichiarato fiuto del gol: in Svezia, con la formazione della Allsvenskan, massima serie da quelle parti, aveva messo a segno 21 gol in 120 gare, infiocchettandole anche con 11 assist.

LA MISCELA ‘TRAPATTONIANA’ – Difesa, cuore e il gol che basta per vincere le partite. Un po’ ‘trapattoniana’, è questa la squadra di Alessandro Nesta. Il massimo risultato col gol che conta. Se vinci 1-0 per 4 volte di fila, quinta volta nella stagione, significa anche qualcosa. Ed è il sesto risultato utile consecutivo, a -1 dal record (incrociamo le dita ma sono numeri) che si bloccò nella trasferta di La Spezia. E’ anche il 13° match di campionato senza prendere gol. La porta di Bardi immacolata da 396’, 435’ se si potessero considerare anche i recuperi. Merito del portiere, merito della difesa ma soprattutto merito della fase difensiva di tutta la squadra. Mentalità ‘trapattoniana’, appunto. Una formazione che, pur cambiando volto per una serie infinita di contrattempi, ha saputo mantenere una identità ben precisa. Grazie al lavoro che non si vede, grazie al lavoro quotidiano di uno staff che tiene tutti sulla corda. Anche chi inevitabilmente gioca meno (Krajnc, Citro e Vitale ma anche lo stesso Salvi). O addirittura non aveva giocato mai (Szyminsky). Per la proprietà commutativa: cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia. Un ‘marchio di fabbrica’ come lo ha etichettato Nesta. Difesa arcigna, un cuore grande e il gol di differenza che manda i battiti a tremila fino al 100’ (tanto ormai durano le partite di calcio) ma fa esultare: tutto sommato, è il valore di un Frosinone al secondo posto in classifica, a pari merito con lo Spezia di Italiano.

IL FROSINONE SMENTISCE TUTTI – Una sbirciata alla classifica: quando il Pordenone (allora 34 punti) ha pareggiato 2-2 a Frosinone (allora a 27 punti) aveva 7 punti di vantaggio sui canarini. Si disse che i giallazzurri avevano perso l’ultimo treno per il secondo posto. Smentiti tutti. Oggi il Frosinone (40) ha 4 punti di vantaggio sul Pordenone (36): il totale fa 11 punti presi ai friulani nel giro di 4 partite. E non è un caso che la classifica del girone di ritorno esprima Spezia primo a 15 punti, Frosinone secondo a 13 e Benevento terzo a 11. Senza scendere troppo nel dettaglio, due cose vanno rimarcate: è l’equilibrio l’arma del successo e… può succedere tutto. La vittoria sul Perugia ha valore sulla graduatoria, ha valore se proiettata sul resto della stagione regolare ed ha un grandissimo valore se si pensa come Nesta abbia dovuto affrontare la sfida ai biancorossi. E quando ha perso Ciano alla fine del primo tempo, ha lanciato dentro Novakovich salvo poi caricarlo a pallettoni tra il primo e secondo tempo. Il lavoro di un allenatore è anche questo: spingere a credere sempre, motivare, alzare il livello di attenzione.

SEI PARTITE PER LA GRIGLIA DELL’ULTIMA VOLATA – Tra la fine di febbraio e la seconda decade di marzo, per il Frosinone tre partite fuori (Cosenza, Livorno e Trapani) e tre in casa (Salernitana, Cremonese e Cittadella). E’ là che si potrebbe delineare una buona fetta della griglia alle spalle del Benevento. Quattro formazioni pericolanti (il Livorno con un piede e mezzo in Lega Pro) e due in piena corsa per un posto al sole. Un mini torneo, un ulteriore step di avvicinamento al 14 maggio quando si tireranno le somme.  Si comincia venerdi sera a Cosenza, contro una squadra che ha maramaldeggiato a Livorno e che si gode il cambio di panchina: da una vecchia volpe come Pierino Braglia ad un’altra vecchia volpe come Bepi Pillon. Venti anni di differenza tra Pillon e Nesta, due generazioni a confronto. Pillon artefice del miracolo del Treviso che portò dalla serie D alla serie B tra il ’94 e il ’97. Nella sua carriera anche una qualificazione alla Champions con il Chievo. Curiosamente c’è un destino che lo lega al suo predecessore: lo ha sostituito al Pisa, all’Alessandria e ora al Cosenza.

LE ALTRE – Venti punti di vantaggio sulle terze in classifica a 14 giornate dalla fine della stagione regolare: il Benevento anche provo di ben 10 titolari si sbarazza del Pordenone (2-1). Pennellata di Viola su punizione e raddoppio di Roberto Insigne, solo per il tabellino la rete di Bocalon nel recupero. E un grande Montipò tra i pali, bravo a negare ai friulani il vantaggio in avvio. A -17 dai sanniti si è piazzato nella notte tra sabato e domenica lo Spezia, al suo 12° risultato utile di fila: 3-1 in rimonta all’Ascoli rimasto in 10 per il rosso rimediato da Troiano. Per Stellone il piatto per ora piange,

Nell’anticipo del venerdi perde la seconda di fila il Pescara (1-2) in casa col Cittadella. Sul banco degli imputati il tecnico Legrottaglie, per la scelta di Del Grosso centrale di difesa nel primo tempo, salvo cambio nella ripresa. L’ispiratissimo Galano con poco sostegno, Maniero poco incisivo mentre il giovane Borrelli è improvvisamente sparito dagli undici che vanno in campo. Qualche scelta arbitrale ha evitato cartellini in surplus per i veneti ma la sconfitta maturata nel finale è pesante.

Scivola il Crotone nel catino bollente del ‘Menti’ di Castellammare di Stabia. Tre a due per i campani il finale, con la rete dell’ex ascolano Addae che a 1’ dal 90’ ha messo la parola fine ad una sarabanda di gol fatti e falliti. Crotone sprecone con Armenteros, nella Juve Stabia in grande spolvero l’attaccante Forte e il trequartista Calò, autori di gol fantastici. Si tiene aggrappata alla zona playoff l’Entella che rinvia la vittoria casalinga del Venezia, pareggiando 2-2 al 92’ con una tap-in di Mancosu nel traffico a due passi da Lezzerini. Ai lagunari, sempre più nei guai, non basta il primo gol di Longo (in sospetto fuorigioco sull’azione del rigore, ndr) e la rete del solito Aramu a 15’ dal 90’. In mezzo c’era stato anche il rigore dell’1-1 firmato da Giuseppe De Luca per i liguri. La squadra di Boscaglia con questo pareggio mitiga le occasionissime gettate alle ortiche, la più clamorosa quella di Mazzitelli a un metro dalla porta spalancata. Ma c’è anche lo splendido gesto tecnico di Capello che con una mezza rovesciata volante per poco non stacca la traversa.

Se 20 punti di vantaggio sulle terze possono bastare al Benevento per iniziare a svitare la capsula dai tappi di champagne, 14 punti a 14 giornate dalla fine rappresentano il fine corsa per il Livorno: la squadra di Breda (Spinelli sta pensando ad un nuovo ribaltone, allertati Filippini e l’ex canarino Cannarsa che allena la Primavera) ne prende 3 in casa dal Cosenza del neo allenatore Pillon, un ex da quelle parti. Doppietta di Asencio, il secondo spettacolare con una rovesciata, e tris di Bruccini. Pasticcio di Plizzari e della difesa labronica sul primo gol dell’ex pisano. Nei bassifondi della classifica cerca di riemergere la Cremonese che rifila un netto 5-0 al Trapani che forse nel mercato invernale ha cambiato troppo e soprattutto non ha acquisito mentalità da battaglia. Castori e la società chiedono scusa ai tifosi saliti fino allo ‘Zini’. Per Rastelli un raggio di sole nella nebbia, Ciofani gioca ma segnano Palombi e Piccolo. La Salernitana nel posticipo del lunedi perde 2-0 a Verona in casa del Chievo e manca il salto. C’è da registrare la terza vittoria di fila dell’Empoli di Marino: 2-1 in rimonta sul Pisa, gol al 96’ del neo acquisto Tutino. Occhio agli azzurri in chiave playoff: nel borsino di ‘chi sale’ e ‘chi scende’ loro sono in netta ascesa.

Giovanni Lanzi

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