La finale di La Spezia del 20 agosto è stato l'anello di congiunzione tra due stagioni che il Frosinone ha dovuto affrontare tutte d'un fiato. Passando tra una pandemia mondiale, il tunnel dell'incertezza, la ripartenza, il Covid e le inevitabili scorie

DUE ANNI IN UNO SENZA PAUSE, IL TRIONFO E’ ESSERE USCITI INDENNI DAL CICLONE ‘GHIBLI’

Di fronte a sconvolgimento epocali, l'aspetto fondamentale è la tenuta dei conti di un club di provincia. A costo di grande sacrifici da parte di un Presidente che da 18 anni li compie in prima persona
 In Il Punto

Passerà alla storia come il campionato più lungo della storia del Frosinone. Due campionati in uno, estenuanti. Ma i giudizi non ne hanno mai tenuto conto. Un campionato iniziato a fine agosto 2019 e terminato il 10 maggio 2021: là dentro non si sono giocate solo 81 partite tra stagione regolare e playoff di due stagioni ufficiali. Nel bel mezzo c’è stato di tutto oltre il calcio giocato:  una pandemia mondiale, un tunnel buio e infido lungo oltre 4 mesi  con i muscoli fermi e la mente a girovagare nel nulla, un ritorno in campo a 40 gradi, una finalissima per la serie A persa il 20 agosto al 93’ sull’ultimo pallone utile, il tentativo di resettare e ripartire con un modello organizzativo nuovo, il ritorno in campo dopo 10 giorni perché c’era un calendario da rispettare, il Covid come una mannaia e quindi cammin facendo le inevitabili scorie infuocate della stagione precedente frammentate sul torneo appena concluso. Compreso anche un avvicendamento di allenatore, un torneo con partite affardellate una sull’altra, la paura di trovarsi a cambiare obiettivo in maniera radicale. Nessuno ha tenuto conto, ad esempio, delle difficoltà in cui si è venuta a trovare una Società che aveva programmato un certo tipo di stagione in funzione di determinati investimenti e si è ritrovata dentro un ‘Ghibli’, un uragano che può spazzare tutto. Nessuno ha tenuto conto, nonostante il disastro epocale del calcio mondiale, dei… conti tenuti in ordine da questa Società. E non è solo un giochetto verbale. E’ qualcosa che non è mai scontata da nessuna parte del mondo ma che a Frosinone sembra debba esserlo perché da 18 anni c’è un presidente come Maurizio Stirpe che se ne occupa in prima persona. Quella tenuta dei conti, bene dirlo, garantisce una continuità anche in assenza di risorse secondarie come è stato: niente sponsor, niente tifosi, niente abbonati, niente biglietti, niente attività collaterali, niente coagulo di energie dall’esterno. Niente, solo un pallone che rotola. Il Frosinone e lo Spezia, la sera del 20 agosto 2020 prima di scendere in campo al ‘Picco’, erano accomunate da un destino: sapevano benissimo che la perdente delle due, oltre a non poter festeggiare il salto nell’Olimpo del calcio italiano che garantisce finanziariamente qualcosa come 10-15 volte di più di quanto non accade in B, avrebbe pagato dazio inevitabilmente più dell’altra per una serie di situazioni che vanno al di là della professionalità e della bravura dei giocatori e dei tecnici. Quella calda sera d’estate post-ferragostana, si tirò a sorte la lotteria della fortuna. Ben sapendo che, pur da diverse e sostanziali prospettive, ci sarebbe stato da soffrire per entrambe. Lo Spezia dovrà farlo ancora per 10 giorni, il Frosinone lo ha fatto fino al 7 maggio. Ma nessuno ha tenuto conto che solo quelle due squadre in Italia hanno disputato il campionato più lungo della loro storia.

Giovanni Lanzi

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