Il tecnico della Under 17 si racconta: "Mi sarebbe piaciuto fare un'esperienza da calciatore nella Liga spagnola. In Premier storia bellissima: l'Inghilterra vive il calcio come passione"

DI MICHELE, LA GLORIA DEL PASSATO E IL FROSINONE: “QUI OGNUNO CONOSCE IL PROPRIO RUOLO”

Le due reti che ricorda più di tutte: "Quella realizzata al Milan quando vestivo la maglia della Reggina, mi marcava Nesta. E quella che valse la qualificazione-Champions ai tempi dell'Udinese"
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Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con David Di Michele, allenatore della nostra Under 17, che ha cordialmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

‘’Benvenuto David, ed ancora grazie per aver accettato il nostro invito.

Partirei con il chiederti quale sia stato il momento o l’episodio che ti ha fatto capire che il calcio avrebbe fatto parte della tua vita.’’

‘’Non credo vi sia stato un episodio specifico, tutto quello che posso dirti è che tutti i ricordi della mia infanzia mi ritraggano con il pallone tra i piedi, per cui ritengo che sia partito tutto da lì.’’

‘’Nella tua carriera hai giocato in moltissime squadre, ne esiste una alla quale sei rimasto particolarmente legato?’’

‘’Sono tante le società in cui sono stato davvero bene, se ne devo sottolineare una in particolare, però, dico senza dubbio Lecce.

Una piazza ed un tifo bellissimi, ancora ricordo il momento in cui retrocedemmo in serie B, con tutto il Via Del Mare ad applaudirci come se avessimo vinto il campionato. Senz’altro un episodio che ha segnato in positivo la mia carriera’’.

‘’Parliamo  adesso della tua esperienza in Inghilterra, nel West Ham. Quali sono state le differenze che hai potuto cogliere tra la cultura calcistica italiana e quella inglese?’’

‘’E’ stata senza alcun dubbio un’esperienza indimenticabile. Mi ha colpito moltissimo come in Inghilterra la partita finisca al novantesimo, non esistono, come da noi, trasmissioni televisive che dedichino specifiche analisi sull’operato del singolo calciatore o dell’arbitro.

Preferiscono vivere il calcio semplicemente come una passione genuina, basti pensare a come siano strutturati gli impianti, o più semplicemente a quanto spesso e volentieri capiti che le tifoserie avversarie si ritrovino prima della partita, sapendo civilmente vivere una sana rivalità sportiva senza il rischio di incorrere in scontri o disordini vari.

Un altro aspetto che mi ha particolarmente colpito, infine, sono gli stadi.

Ognuno di loro possiede lo store ufficiale dove i tifosi possono acquistare materiale tecnico o gadget della loro squadra del cuore. Anche questo contribuisce a creare un bellissimo clima intorno ad una semplice partita di calcio’’.

‘’In quale altro campionato estero ti sarebbe piaciuto giocare?’’

‘’Da calciatore ho sempre covato il sogno di approdare nella liga spagnola, sono sempre stato affascinato dal quel tipo di calcio così manovrato, tecnico e poco ancorato a schematici dettami tattici.

Non ci ho giocato semplicemente perché non ho mai ricevuto offerte ufficiali, ma mi sarebbe molto piaciuto misurarmi con quel tipo di realtà calcistica.’’

‘’Qual è stato il gol più bello della tua carriera? Quale invece il più importante?’’

‘’Bene, il più bello è sena alcun dubbio quello risalente alla stagione 2003/2004, quando giocavo nella Reggina. Battemmo due a zero il Milan consolidando la salvezza e segnai un gol in semi-rovesciata sul secondo palo eludendo la marcatura di Nesta.

Quanto al più importante, ritengo sia la rete segnata con la maglia dell’Udinese, peraltro sempre contro il Milan, che ci permise di raggiungere la storica qualificazione per la Champions League.’’

‘’C’è stato un motivo specifico che ti ha portato a scegliere di affacciarti alla carriera da allenatore? Quali erano le altre opzioni che ti si erano profilate?’’

‘’Ho scelto di fare l’allenatore sin da subito, in primo luogo perché avevo voglia di mettermi alla prova cimentandomi in un qualcosa che, seppur molto vicino al calcio giocato, avesse aspetti e sfumature diametralmente differenti.

Credo inoltre che la scelta sia ricaduta su questo tipo di professione anche per il fatto che mi reputi fermamente convinto della funzione educativa del calcio, e mi piaceva moltissimo l’idea di potermi cimentare, ad esempio, nel calcio giovanile, così da poter mettere la mia esperienza a disposizione di questi giovani ragazzi, contribuendo al loro percorso di crescita, personale prima ancora che professionale.’’

‘’Sei un allenatore giovane, esiste un modello a cui tendi ad ispirarti?

‘’Assolutamente si, e risponde al nome di Luciano Spalletti.

Sono molto legato a lui dal punto di vista affettivo, ed anche sul piano tattico traggo moltissima ispirazione dai suoi dettami.

Mi piace moltissimo il suo modo di intendere il gioco del calcio, un gioco offensivo, verticale e assolutamente godibile. Anche a me piace che le mie squadre giochino bene a calcio.’’

‘’Ebbene, il taglio dato alla tua precedente risposta impone l’inserimento di una domanda in più, per cui ti chiedo quale sia la tua posizione in merito alla cosiddetta ‘’costruzione dal basso’’, che tanto sta tenendo banco tra allenatori ed addetti ai lavori.’’

‘’E’ una pratica che mi trova tendenzialmente d’accordo, anche se ritengo che molto dipenda dalle caratteristiche dei tuoi calciatori. Basti pensare al Sassuolo di Roberto De Zerbi, che ha costruito quel tipo di giocata puntando su calciatori con specifiche capacità di palleggio, come Boga, Caputo, Raspadori etc.

A mio avviso è importante che il centravanti garantisca assoluta mobilità, deve essere in grado di partecipare alla costruzione dell’azione come un centrocampista aggiunto.’’

‘’Continuando a parlare di tattica, preferisci identificarti in un modulo predefinito oppure sei solito partire analizzando le caratteristiche dell’avversario? ‘’

Ho un modulo di riferimento che mi piace particolarmente: il 4-3-1-2, ma cerco comunque di essere un allenatore molto duttile. Molto spesso apporto delle modifiche di carattere tattico nel momento in cui affronto una squadra con determinate caratteristiche. Detto questo ritengo che i moduli siano importanti fino a un certo punto, in fin dei conti la differenza la fa sempre chi scende in campo.

‘’Cosa ti ha maggiormente colpito, fino ad adesso, della tua esperienza al Frosinone Calcio?’’

‘’E’ uno società funzionale, organizzata ed estremamente votata al sacrificio.

Non è da tutti, di questi tempi, mantenere una società saldamente a cavallo tra serie A e serie B, preoccupandosi di curare il settore giovanile ed essendo al tempo stesso votati al costante progresso.

C’è grandissimo rispetto dei ruoli ed una straordinaria apertura al dialogo, ognuno è perfettamente consapevole della linea di demarcazione tra il suo ruolo e quello di chi gli sta sopra.

Mi trovo davvero bene qui.’’

‘’Ultima ed immancabile domanda, se vuoi la più scontata: qual è il sogno nel cassetto del Di Michele allenatore?’’

‘’Beh, il sogno nel cassetto di David Di Michele non può che essere quello di affermarsi ed apprezzarsi in quello che fa.

E’ di tutta evidenza che, da allenatore, il mio sogno, oltre che il mio obiettivo, sia quello di raggiungere la massima categoria, approdando alla guida tecnica di una squadra di Serie A.’’

‘’Abbiamo finito David, è stato davvero un piacere averti con noi, quando lo vorrai sarai sempre il benvenuto!’’

‘’Grazie a voi, il piacere è tutto mio, a presto!’’

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